mercoledì 28 luglio 2004

the cat & the bag

Andarsene. Andarsene.
Caldo soffocante. L'estate era arrivata, dunque.
L'aria condizionata ormai era spenta da alcuni giorni. Li contò mentalmente mentre saliva le scale e sudava. Giunto di sopra iniziò a cercare sistematicamente, aprendo armadi, chinandosi a guardare sotto i letti. Doveva trovarsi da qualche parte, lì in giro.
Nel sottoscala per poco non svenne per il calore, facendosi largo tra cappotti e coperte. Ritornò al centro del pianerottolo e, i pugni ai fianchi, si guardò intorno concentrandosi e stimolando i propri ricordi. Dove diavolo avevano messo quella dannata borsa?
S'arrampicò malvolentieri in mansarda. Il caldo lì era di gran lunga il peggiore. La camicia gli aderì alla pelle sudata, una sensazione che odiava da sempre. E sbuffando si piegò per entrare nell'antro infernale del sottotetto. Qui la visione di altri cappotti accatastati gli fece provare se possibile ancora più caldo, assieme ad una fortissima sensazione di urgenza. Doveva andarsene. Andarsene. Andarsene. Era ben lì per quel motivo.
Spostò con frenesia crescente come il suo senso di soffocamento alcuni scatoloni, alcuni sacchi. E finalmente dall'ombra uscì una grossa borsa da viaggio nera e verde.
Esitò un istante. Non era quella che stava cercando. Poi scrollò le spalle e si rituffò fuori dal forno. Man mano che scendeva le scale la temperatura divenne più sopportabile.
Andarsene. Andarsene.
La borsa in una mano, le chiavi nell'altra, uscì nel cortiletto davanti a casa. L'afa permetteva di vedere i coni di luce dei lampioni. Due, tre mandate e poteva, sì, poteva andarsene.
Il cuore gli si strinse nel petto, e lui con un respiro profondo tentò di dargli un po' di spazio. Un po' d'aria.
Aria. Andarsene.
Scese in fretta gli scalini, aprì il cancello, l'attraversò, lo chiuse alle sue spalle.
Ecco. Un passo e...
Si fermò.
Nel vaso quadrato sul contatore del gas la gatta da sdraiata si mise seduta e lo guardò.
"Ciao, micia."
Le accarezzò la testolina. Lei lo lasciò fare, i grandi occhi espressivi che passavano da lui alla borsa che reggeva e poi tornavano indietro. Si sentì come folgorare dall'idea che la gatta avesse capito che se ne stava andando. La borsa, le chiavi. La gatta miagolò. Un miagolìo struggente, disperato, che nelle sue orecchie suonò come una preghiera. "Non andartene."
Ricacciò indietro l'angoscia come potè, e questa iniziò a cercarsi altre modi per farsi strada.
Un passo, due passi. Andarsene.
Un altro miagolìo alle sue spalle. E un giro di morsa al suo cuore.
Passi, altri passi verso la notte.
Un altro miagolìo, e un altro giro di morsa.
Miao. Addio.

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