martedì 3 agosto 2004

Interlude four

Un nuovo sussurro.

"Ehi."
"Mhmm?"
"Ancora?"

Sì. Sì, maledizione.

Interlude three

Il mio nome ripetuto ancora e ancora. Poi silenzio.
Elena attende, ascoltando il mio respiro.
"Sei ancora lì?" Dice. Sa bene che ci sono. Io cerco di riscuotermi.
"Sì," dico.
Sento i suoi scrupoli digrignanti come gli ingranaggi dell'orologio di un vecchio campanile.
"Forse non eri pronto, per questo."
Devo dirlo.
"Sono mai pronto per qualcosa?"
E' così difficile dare alla mia voce un tono naturale.

Orpheus descending

Nel buio del silenzio era più facile accettare di ripercorrere il dolore che soggiacere al nulla.
Le sue parole correvano a ritroso, goffe e impacciate, come affondando i piedi nella melma, fino a trovare il più solido terreno del rammarico e iniziare la loro corsa giù per il pendio.
Facile, così facile. Scapicollarsi verso valle senza il pensiero della risalita, mentre attorno vorticavano risa e lacrime, baci e singhiozzi. Dolore amato e ritrovato.

La forma o l'essenza? Una canzone è una canzone perchè è in musica o perchè vi sono le parole? Gli dicevano canta e lui lo faceva, sempre precipitando nell'abisso, trascinandosi tutti dietro, le parole che irrompevano nel cuore come carri armati.

E finalmente, alla base del verso, l'accecante fantasmagorica luce del silenzio annullare tutto in un bà. Ridare l'avvio al movimento. Perchè non si va più a fondo del fondo, e giunti in fondo non si può che risalire. La chiamano catarsi.

Salvo poi rovinare tutto con una sbirciatina alle spalle.